Cosa ne pensereste di una cena nella vostra abitazione privata che sia anche una valida opportunità di lavoro? Ebbene si, non siamo in una casa particulares in quel di Cuba. Dal 17 Gennaio corrente, anche nel nostro paese, gli “Home Restaurant” diventano una realtà approvata dal SI della Camera che con il Ddl 3258 regola tale attività.

Questione che ovviamente ha visto lo schieramento di diverse ondate di pensiero.

Da una parte infatti figure quali Angelo Senaldi (deputato del Pd) e Marcello Fiore (Dg degli esercenti Fipe) si sono detti soddisfatti della legge, che mira a disciplinare tale attività nella tutela della salute pubblica e della trasparenza, cercando un punto di incontro, non concorrenziale, tra i diversi attori in scena nel mondo della ristorazione.

Dall’altra il decreto non è stato gradito in toto da tutti; Giambattista Scivoletto (fondatore di HomeRestaurant.com) e il presidente di Confedilizia, Giorgio Spaziani Testa, hanno espresso un giudizio non del tutto positivo a riguardo delle indicazioni dettate dalla norma, viste nella loro ottica come limitazioni e divieti che tarpano le ali alla possibilità di smuovere la nostra economia con nuove iniziative.

Tra le restrizioni che hanno diviso maggiormente l’opinione troviamo:

– non più di 500 coperti l’anno o un tetto massimo di incassi pari a 5000 euro;

– pagamenti solo digitali, misura che se da una parte consente di evitare distorsioni di mercato e non incorrere in evasioni fiscali, fornendo trasparenza in prenotazioni e pagamenti, dall’altra rappresenta un ostacolo per tutta quella clientela non fornita di un sufficiente livello di alfabetizzazione digitale;

– obbligo per gli addetti cuochi di una assicurazione atta a coprire i rischi legati all’attività ristorativa e di assenza di condanne penali a loro carico;

– comunicazione al Comune dell’attività, senza iscrizioni al Rec  o Scia;

– divieto di esercitare tale esercizio nel caso in cui alcune camere siano affittate all’interno della stessa abitazione;

-rispetto e ottemperanza dell’agibilità e caratteristiche igieniche previste dalle norme cogenti.

L’auspicio è che la legge approvata sia ulteriormente smussata e alleggerita nei punti in cui possa rappresentare un limite più che una opportunità di crescita per l’economia, seppur sia necessario mantenere una idonea regolamentazione, che non subisca l’influenza delle pressioni delle lobby interessate ma al contempo non faccia sconti al nuovo progetto in essere e alla nuova categoria di esercenti.

Questo settore in crescita potrebbe quindi essere destinato ad offrire nuove frontiere lavorative per chi ama la cucina in una nuova veste. Qui è proprio il caso di dire quella della  “casa e bottega”.

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