L’IMPIANTO ECO- X BRUCIA…E CON ESSO NON SOLO I RIFIUTI

Confermata la presenza di amianto sul materiale campionato

Rischi per la salute?

Fiamme finalmente spente…ma nessun sospiro di sollievo ancora da tirare.

Niente allarmismi né corsa alle notizie più esplosive…per la serie più grande è la bomba maggiore è la risonanza sugli utenti.

Ma i presupposti per definire l’incendio dell’impianto Eco X “una bomba” nel senso del termine ci sono tutti. Doverosa quindi l’informazione e l’aggiornamento dal momento che, a quanto pare, la faccenda di Pomezia, avvenuta il 5 Maggio, è tutt’altro che destinata a chiudersi in fretta e restare una piccola parentesi.

Una più rapida chiusura del caso avrebbe significato un “allarme rientrato”, più che auspicabile ma per ora, a differenza del destino che spetta solitamente ai rifiuti, si stanno “disotterrando” e portando alla luce cause e soprattutto pericoli con relative conseguenze.

Se infatti inizialmente non sembrava esserci un’emergenza grave in atto, dato le stime nella norma relative alla presenza di amianto e valori di polveri sottili superiori ai limiti, ma con una rapida tendenza alla diminuzione, diversa è la situazione che si sta delineando nelle ultime ore e che merita quindi ulteriori accertamenti.

Infatti la Asl, incaricata di effettuare rilievi, ha comunicato i primi e parziali esiti, non del tutto confortanti, alla luce dei quali emerge la presenza di amianto sul materiale campionato, rappresentato da frammenti di lastre ondulate sulla copertura esterna ed interna del capannone dell’azienda.

Ancora non si è in grado di avere risultati certi in merito all’entità e concentrazione di tale sostanza nociva e al conseguente livello di inquinamento.

Anche l’Arpa sta procedendo con campionamenti e analisi per valutare e stimare la presenza nell’aria di particolato, diossina e idrocarburi policiclici aromatici (IPA).

Nel frattempo il Dipartimento dei Servizi Educativi e Scolastici del Comune di Roma, preso atto dell’ordinanza n.6 del 7/5/2017 del Sindaco di Pomezia, ha vietato ad una serie di aziende di ristorazione scolastiche l’acquisto di derrate alimentari provenienti da territori nel raggio di 50 km dal luogo dell’incendio, in via precauzionale e almeno fin quando non si avranno ulteriori dati e disposizioni. Facile immaginare i conseguenti danni anche a livello economico per produttori e allevatori.

Ma conosciamo più da vicino questi tanto invisibili quanto temibili e infimi nemici.

Diossine: 1 delle 12 classi di inquinanti organici riconosciuti a livello internazionale dall’UNEP (United Nations Environment Programme), prodotti stabili e persistenti nell’ambiente evidenziati come tossici per ambiente, animali e uomo, tutti obiettivi nel loro “radar”.

Le Diossine possono essere fonte di un inquinamento cronico e divenire causa di vere emergenze ambientali. Queste rappresentano sottoprodotti indesiderati di processi generalmente chimici e/o di combustione non controllata che coinvolge materiali quali plastica e carta, come nel caso in esame.

Tali sostanze si legano alla frazione organica del suolo e una volta assorbite rimangono relativamente immobili. La loro natura fa si che siano facilmente trasportabili dalle correnti atmosferiche e, seppur in misura minore, diffuse anche dall’acqua, contribuendo alla contaminazione di luoghi anche distanti.

Nel tempo tendono poi ad accumularsi negli organismi viventi, tramite tessuti e organi. L’ingresso delle diossine nella catena alimentare avviene per mano del “particolato”, imputato principale della loro diffusione. Possono infatti depositarsi su suolo, parti arboree di pascoli e campi, entrando così in contatto, per ingestione, con animali da pascolo e allevamento; attraverso le acque superficiali possono inoltre raggiungere anche la fauna ittica. Comprensibile quindi la suddetta misura cautelativa adottata dal Comune di Roma.

L’assorbimento dei composti organici dipende innanzitutto da proprietà chimico-fisiche dello stesso, da fattori ambientali e da caratteristiche degli organismi.

I processi di combustione da cui hanno origine vengono definiti sorgenti primarie. Una volta immessi nell’ambiente tali composti si trovano davanti a più “destini ambientali”, dando il via a vari processi di accumulo in diverse matrici ambientali e bioaccumulo in diversi prodotti e organismi, divenendo così sorgenti secondarie.

Nei processi di combustione le reazioni avvengono generalmente al di sopra dei 250°C, con una tendenza al rilascio, allo stato gassoso, delle diossine formatesi.

Effetti?

L’esposizione alla diossina per l’uomo, data la sua posizione al culmine della catena trofica, e quindi più fonti di contatto da più parti, avviene anche a concentrazioni basse o bassissime.

Tenendo conto di una non del tutto accertata “relazione causa-effetto”, tra le conseguenze di esposizioni acute, tipiche di eventi accidentali, troviamo alterazioni a carico del Sistema Immunitario, danni durante lo sviluppo fetale, effetti sul Sistema Endocrino e in ultimo, non certo per gravità, effetto cancerogeno nel caso della TCDD, che è fonte di diverse manifestazioni negative. E’ in particolare nota una connessione con una alta incidenza di cancro al fegato.

Effetti tossici simili sono contemplati anche per gli Idrocarburi Policiclici Aromatici, con aumento di cancro al polmone e alla vescica.

Gli IPA sono potenti inquinanti, la cui formazione per cause antropiche avviene nel corso di combustioni incomplete. Quelli con più di 4 anelli benzenici non rimangono a lungo nell’atmosfera sotto forma di molecole gassose ma tendono rapidamente a condensarsi e ad essere assorbiti sulla superficie delle particelle di fuliggine e cenere, mezzi di accesso ai polmoni durante la respirazione.

Per quanto concerne gli effetti dell’amianto, è certo il legame tra esposizione ad esso e carcinoma polmonare o mesotelioma pleurico.

Ad essere pericolose sono le polveri contenenti fibre di amianto aerodisperse, dal momento che la maggior parte di esse hanno dimensioni tali da essere solitamente respirabili ed accessibili agli alveoli.

Tutte le forme sono infatti considerate cancerogene certe per l’uomo, in misura tale da essere state classificate dallo IARC (Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro) nel Gruppo 1.

Secondo quanto emerso fin’ ora, nell’impianto Eco X sarebbe presente amianto incapsulato, vale a dire “reso innocuo” attraverso uno dei metodi di bonifica, che consiste nell’impregnare il materiale con l’uso di prodotti penetranti e ricoprenti che vanno a costituire una sorta di pellicola di protezione, rendendolo inerme, quasi come pietra.

Continuano dunque i piani di monitoraggio e verifica da parte di Asl e Arpa per un obiettivo comune:

valutare e ottenere dati più attendibili circa le emissioni nell’aria e nel suolo e il loro impatto.

La speranza è quella di non avere ulteriori brutte sorprese e che il materiale stoccato presente nell’impianto prima dell’incendio si limitasse ad imballaggi di plastica e carta, già di per sé non poco nocivi come abbiamo visto, e non sia rilevata la presenza di rifiuti speciali, ancor più tossici, timore del Direttore generale dell’Arpa Lazio.

L’Art. 152 del trattato della Comunità Europea dispone che “nella definizione e nell’attuazione di tutte le politiche e attività della Comunità è garantito un livello elevato della protezione della salute umana”.

La presente strategia va a consolidare l’importanza della salute in tutti i settori, tra cui l’ambiente, il mercato interno, i consumatori e i lavoratori e ne sottolinea il legame con la prosperità economica.

Auspichiamoci dunque che l’emergenza in atto in quel di Pomezia venga arginata il più possibile, con misure precauzionali quali quelle messe in atto, sia costantemente monitorata e che, come modus operandi generale, vengano intraprese azioni correttive e misure di prevenzione tali da individuare potenziali fonti di rischio…così da non dover correre ai ripari a danni fatti…spesso senza che ci siano soluzioni risolutive da poter mettere in atto.

Green Line Group fornisce consulenza e supporto nelle valutazioni del rischio amianto e nelle verifiche, analisi e piani di monitoraggio.