Il Radon è un gas molto pesante, che può causare seri danni alla salute se inalato in grandi quantità.
Negli anni ’90 fu condotta una statistica a campione sulle regioni Italiane, con l’obiettivo di stabilire la concentrazione di radon nelle diverse zone, utilizzando, per la scelta dei campioni, diversi criteri statistici, come la suddivisione in famiglie, che hanno portato a dei risultati molto significativi.
Le mappe elaborate successivamente a questa ricerca, furono realizzate con notevole ritardo rispetto alle disposizioni del D.Lgs. 241/00 e senza istruzioni nazionali per il coordinamento.

Inoltre, fatta eccezione per la Toscana, nessuna Regione ha ultimato il progetto, finalizzato a determinare le “radon prone areas”, ovvero aree che consentono di applicare le prescrizioni di legge per un miglioramento. Questo probabilmente per due motivi principali:
– Dichiarando la zona potenzialmente pericolosa si sarebbe potuta danneggiare la sua economia, nonostante il pericolo sanitario che corrono gli abitanti dell’area.
– Come protesta alle misure di difesa basate sulla determinazione delle “radon prone areas”. Infatti, potrebbe essere discutibile concentrare le azioni di miglioramento esclusivamente su queste zone, poiché, anche in minima concentrazione, il radon potrebbe rivelarsi letale.

Pur non essendoci in Italia una normativa nazionale per la protezione dall’esposizione al radon nelle abitazioni, bisogna fare riferimento alla Direttiva Europea, che prevede una concentrazione di radon non superiore a 300 [Bq/m3], livello di riferimento raccomandato anche dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, pur considerando 100 [Bq/m3] un livello ancor più accettabile.
Basandosi sulle direttive U.E. bisogna prevedere azioni di prevenzione dell’ingresso del radon per le abitazioni di nuova costruzione, valide per tutti i nuovi edifici.

Tornando alla situazione italiana, i valori riscontrati dalle ultime analisi mostrano una concentrazione nazionale media pari a 70 [Bq/m3], valore che supera la media mondiale (40 [Bq/m3]) e quella europea (59 [Bq/m3]).
I fattori che determinano la concentrazione di questo elemento sono le differenti caratteristiche del territorio, la permeabilità del suolo, i materiali di costruzione utilizzati per gli edifici e le abitudini di vita della popolazione. Alcune di queste variabili sono molto specifiche e cambiano, anche di molto, tra le diverse abitazioni situate nelle stesse regioni.

In conclusione quindi, non basta basarsi su una media regionale, e tanto meno nazionale, per definire la pericolosità di una zona, ma occorrono analisi particolari, condotte da laboratori specializzati, per rilevare i livelli di radon indoor e stabilire il reale rischio per la popolazione esposta a questo pericoloso gas.
Invitiamo quindi tutti a condurre un’analisi finalizzata alla misurazione del radon, per avere una sicurezza in più rispetto alle statistiche regionali.